9 luglio 2010
dal diario”del pedale”: il colle Sampeyre (inedito)
Dopo averlo già affrontato dal versante della val Varaita (passando da Sampeyre) io e Marcello abbiamo deciso di scalare il colle Sampeyre questa volta dalla val Maira e precisamente salendo da Stroppo. Lasciata l’auto a Dronero e dopo una breve colazione in un bar risaliamo la valle attraversando gli abitati di Cartignano, S.Damiano Macra e Macra dove facciamo una breve sosta per un saluto (e un caffè) ai brillanti titolari del posto tappa “locanda dei ciclamini”; intanto il cielo inizialmente coperto lascia sempre più spazio a schiarite, arriviamo quindi a Stroppo (frazione Bassura) dopo aver percorso circa 22 Km in leggera salita su una strada suggestiva e con poco traffico; il fatto che questa valle sia “chiusa” in sommità fa si che non sia particolarmente trafficata se non nei fine settimana dai turisti giornalieri diretti principalmente ad Acceglio, la località più gettonata. Dicevo 22 Km, giusti per scaldare a dovere le gambe ma ora il gioco diventa serio….i dati raccolti ci dicono 18,5 Km di ascesa, pendenza media7,6%,massima 14%, dislivello 1384, dai 927 m. di partenza ai 2284 della sommità….i primi 5 Km fino alla borgata Cucchiales si rivelano abbastanza impegnativi ed è qui che il mio compagno di viaggio da i primi segnali di resa, Tu mi insegni Marcello che il ciclismo è uno sport di “testa” più ancor che di gamba e tu, amico mio, oggi non ci sei con la testa…mi tocca quindi proseguire da solo. I successivi 4 km con mia sorpresa si rivelano particolarmente facili, un continuo saliscendi fino ad arrivare a S.Martino, detto il borgo del Sole (così recita il cartello all’ingresso della borgata), ora però la strada torna ripida (“snarta” come diciamo noi in dialetto…) con estenuanti rampe per fortuna intervallate da numerosi tornanti. La strada si inerpica in un bel paesaggio, all’ombra di boschi di larici, sotto, molto sotto, le borgate attraversate all’inizio dell’ascesa e il colle ancora non sivede…le mie 48 primavere cominciano a farsi sentire, rimpiango la fontana che ho solo guardato passando a S.Martino, le fragole selvatiche sul bordo mi attirano ma la strada è troppo ripida per fare una sosta…mi concentro sul paesaggio, cerco di non mandare fuorigiri il mio motore, penso al mio amico Donato che non c’è più, compagno di tante salite e che in questo caso mi diceva ” sarà pa’ feu”(sarà mica fuoco..). A 4 km dalla vetta finalmente la strada spiana, qui la strada incontra quella che sale dal vallone di Elva, sarà da li che ridiscenderò ma ora devo ancora salire, fare uno sforzo, qui il paesaggio muta completamente, la strada ora sale completamente allo scoperto tra ampi pascoli, alla mia sinistra una sparpagliata mandria di mucche, il silenzio è rotto soltanto dal suono dei loro campanacci e dal fischio di qualche marmotta che scortomi mette in guardia i compagni, in lontananza finalmente scorgo il colle.
Dai 2284 metri del colle la vista è spettacolare, in basso la Val Varaita, a sovrastare tutto la sagoma inconfondibile del Re di pietra, il Monviso (3841 mt).
Qualche settimana prima ero arrivato qui salendo dal versante opposto, dalla Val Maira e non saprei dire con precisione quale delle due ascese sia più ostica, quasi identico il dislivello, un po’ più corta (circa 2 Km) ma più continua, senza tregua la prima, pendenze più forti in quella di oggi intervallata però da un lungo tratto in falsopiano , direi che forse questa mi è piaciuta di più….ma si sa, l’ultima impresa è sempre la più bella…
Soddisfatto mangio qualcosa non prima di essermi cambiato la maglia madida di sudore, chiedo ad un escursionista di scattarmi la foto di rito e mi appresto a ridiscendere da dove son venuto…
Appena sotto con felice stupore (ci eravamo lasciati con l’intenzione di ritrovarci in piola…) incontro Marcello che vinta la crisi e salendo col suo passo ora è qui in prossimità del colle….scendiamo insieme svoltando questa volta in direzione di Elva, 100 anime, un pugno di case strette attorno alla bella chiesetta romanica del XV secolo. L’osteria occitana purtroppo è chiusa…presa un po’ d’acqua dalla fontana della piazza scendiamo, ben presto la strada si fà strettissima, aggrappata alle pareti verticali di un baratro a tratti “terrificante”, mi viene da pensare a quando ho controllato l’ultima volta i freni….la strada attraversa una decina di brevi gallerie, solo l’ultima più lunga e buia e il fondo a tratti è veramente sconnesso, disseminato di pietrisco caduto dalle pareti sovrastanti. Una delle strade più suggestive, direi la più suggestiva e selvaggia da me percorsa in bici (da strada…), non vedo l’ora di affrontarla in salita anche se le pendenze paiono a tratti veramente violente.
Purtroppo la discesa finisce, giunti sulla s.s.22 risaliamo per qualche centinaio di mt la vallata in direzione di Acceglio e raggiungiamo la “Gentil locanda” una simpatica osteria dove ci attende un meritato pranzetto sotto la pergola(sono le 14,00) con una buona “buta” (possibilmente non di Narzole…). Segue ritorno a valle. Alla prossima!
Maurizio.